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dai GIORNALI di OGGI"referendum? Bossi avrebbe fatto cadere il governo" la marcegaglia: "inaccettabile" Berlusconi e il mancato election day "La Lega era pronta alla crisi" Il premier risponde anche sugli sprechi: "Polemiche fuori luogo". E poi precisa: "Mi riferivo al Pd, non a Fini" 2009-04-16 |
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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-04-17 "LA SCELTA SARà RAPIDA, SERVE UNA LEGGINA" Referendum il 21/6 o rinviato di un anno Berlusconi: "Devo parlare con la Lega" La Russa: "Tenute in considerazione parole di D'Alema". Gasparri: "Forse già venerdì confronto con opposizione" * NOTIZIE CORRELATE * Berlusconi e il mancato election day: "La Lega era pronta alla crisi" (16 aprile 2009) * Intesa Pdl-Lega, bocciato l'election day. Fini: "Un peccato non votare il 7 giugno" (15 aprile 2009) * Guida al referendum: premio di maggioranza alle liste Berlusconi e Bossi (Eidon) Berlusconi e Bossi (Eidon) ROMA - L'orientamento del Pdl è quello di valutare con un ulteriore approfondimento "che farà il presidente Berlusconi" se accorpare il referendum e le amministrative il 21 giugno o se rinviare di un anno la tornata referendaria. Lasciando l'ufficio politico del Pdl a Palazzo Grazioli, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha spiegato che questa decisione è stata presa "anche in considerazione delle parole di Massimo D’Alema che ha spiegato di essere favorevole a un rinvio del referendum. Questa è un'ipotesi che anche io ho sostenuto e ho potuto notare che nella riunione ha ottenuto diversi consensi". BERLUSCONI: SÌ AL RINVIO - Durante l'ufficio di presidenza Berlusconi si sarebbe espresso a favore del rinvio del referendum elettorale. "Io sono d'accordo, ora dovrò parlare con la Lega per ascoltare cosa ne pensa" avrebbe detto secondo alcune fonti. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti si è detto d'accordo con l'ipotesi di rinviare il referendum di un anno, sostenuta da "motivazioni giuridiche": come in passato le elezioni politiche avevano fatto slittare i referendum - ha spiegato -, allo stesso modo questo può verificarsi a causa delle elezioni europee. Anche Gaetano Quagliariello ha parlato ha favore dello slittamento, così come Italo Bocchino e Denis Verdini. Ha espresso invece perplessità il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. La scelta tra le due ipotesi, ha assicurato La Russa, "sarà rapida, e per entrambe le ipotesi ci vuole una leggina". Quanto emerso dal dibattito, aggiunge, "dimostra che questa è un’assemblea che discute e che Berlusconi vuol ascoltare tutte le opinioni". I MILIONI SPRECATI - L'orientamento a favore del rinvio del referendum è emerso con chiarezza in quasi tutti gli interventi. La Russa, secondo quanto riferiscono i presenti, ha chiesto di rimandare di un anno il referendum anche per "eliminare un argomento propagandistico (i 400 milioni di euro sprecati, ndr) che l'opposizione utilizzerebbe per tutta la campagna elettorale: questo porterebbe un vantaggio anche alla Lega". Berlusconi si sarebbe detto dunque d’accordo su questa possibilità, mostrando perplessità sull’impatto mediatico del mancato risparmio e incaricandosi di sondare il Carroccio. Il ragionamento emerso dagli altri interventi nel corso della riunione è stato quello che, essendo necessaria una "leggina" per accorpare referendum e amministrative o per rimandare la tornare referendaria, sarà il Parlamento a dibattere, dopo aver preso atto dell’orientamento del governo. La Russa avrebbe portato le agenzie con le dichiarazioni di Massimo D’Alema e Pierluigi Castagnetti, favorevoli al rinvio, per sostenere proprio questa possibilità ed "evitare che dopo il terremoto la prima lite fra i poli sia proprio quella sul referendum". CONFRONTO CON OPPOSIZIONE - "In tempi rapidissimi, già venerdì, sentiremo i gruppi e gli esponenti dell'opposizione per valutare le ipotesi in campo e trovare una soluzione - ha detto poi il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri -. Ci vorrà una norma per spostare il referendum al 21 ma lo stesso provvedimento potrebbe allungare ulteriormente i tempi. Di questo però se ne parlerà con le altre forze politiche". L'ufficio di presidenza del Pdl ha dato mandato ai tre coordinatori (La Russa, Bondi, Verdini) e al ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito di valutare con il resto della maggioranza e con l'opposizione se il referendum dovrà svolgersi il 21 giugno insieme ai ballottaggi o potrà essere rinviato. 16 aprile 2009
2009-04-16 "referendum? Bossi avrebbe fatto cadere il governo" la marcegaglia: "inaccettabile" Berlusconi e il mancato election day "La Lega era pronta alla crisi" Il premier risponde anche sugli sprechi: "Polemiche fuori luogo". E poi precisa: "Mi riferivo al Pd, non a Fini" Silvio Berlusconi (a sinistra) con Umberto Bossi (Inside) Silvio Berlusconi (a sinistra) con Umberto Bossi (Inside) L'AQUILA - "Sul referendum arrivano polemiche fuori luogo, la Lega avrebbe fatto cadere il governo se fosse passato l'election day". All'indomani dell'intesa tra Pdl e Lega contro l'accorpamento tra referendum ed europee, e dopo i dubbi espressi a riguardo dal presidente della Camera Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi torna sull'accordo con il Carroccio e sul mancato election day. "Abbiamo scelto di non inseguire - precisa -, quanto al referendum, una situazione per noi favorevole e molto positiva come il raggiungimento del sistema bipolare, facendo cadere il governo. Mi spiace che altri interpretino come una debolezza del premier e del Pdl aver ceduto ad una precisa richiesta di un partito della maggioranza che, ove non accolta, avrebbe fatto cadere il governo in un momento come questo, producendo una situazione irresponsabile" ha anche detto Berlusconi inaugurando la tenda-scuola a Poggio Picenze in provincia dell'Aquila e confermando la data del 21 giugno per il referendum. LA PRECISAZIONE - In seconda battuta dal premier è arrivata la precisazione sulle "polemiche fuori luogo": "Non parlavo a Fini - ha detto il presidente del Consiglio -, rispondevo all'opposizione. Ho spiegato perché ho ritenuto di non mettere in crisi il governo, in questo momento: con la crisi economica, l'emergenza Abruzzo ed il G8 sarebbe stato irresponsabile. E mi sono rivolto all'opposizione - ha aggiunto - che ci ha accusato di disperdere i fondi dello Stato" SPRECHI - Già in precedenza, proprio in merito alle critiche sul mancato election day e gli sprechi di risorse che avrebbero potuto essere destinate all'Abruzzo, Berlusconi aveva assicurato che il governo ridurrà "al minimo indispensabile gli sprechi, andando al voto nel giorno dei ballottaggi per le amministrative. Ma la cifra è lontanissima da quella circolata di 400 milioni". "Bisognava scegliere tra una cosa e l'altra - ha aggiunto -, tutto il resto sono polemiche che veramente non mi toccano, la decisione di votare il 21 giugno è stata presa e spero che sia confermata stasera dall'ufficio politico del Pdl". MARCEGAGLIA - Le polemiche sul mancato accorpamento tra referendum e europee non accennano comunque a placarsi. "Prima di parlare di un aumento delle tasse per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto vorrei vedere uno sforzo vero per la riduzione della spesa pubblica improduttiva: non accettiamo che si decida di non accorpare la data delle elezioni e del referendum spendendo 400 milioni dei cittadini" ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "Si tratta - ha aggiunto - di una cosa assolutamente inaccettabile".
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-04-17 Il premier spiega le intenzioni del Carroccio sulla possibilità di Election Day e alle critiche di Fini e dell'opposizione: "In fase di crisi necessaria stabilità" Referendum elettorale, spunta il rinvio Berlusconi: "Lega ci avrebbe fatto cadere" Il Cavaliere prima parla del 21 giugno, poi l'ufficio politico Pdl gli affida "ulteriori approfondimenti" Franceschini: "Il Paese pagherà la Bossi-tax". E D'Alema apre sul rinvio <b>Referendum elettorale, spunta il rinvio<br/>Berlusconi: "Lega ci avrebbe fatto cadere"</b> ROMA - "La Lega avrebbe fatto cadere il governo". Il presidente del Consiglio, in visita sui luoghi del terremoto, rivela il retroscena della decisione presa ieri di non accorpare referendum sulla legge elettorale e elezioni europee. Decisione che ha sollevato dure critiche da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini e dell'opposizione. Tanto che il segretario del Pd Dario Franceschini ha definito la maggiore eventuale spesa per il doppio appuntamento elettorale "la Bossi-tax". Per quanto riguarda la data, invece, le ipotesi si sono ridotte a due: il 21 giugno, come detto dallo stesso Berlusconi in mattinata; o il rinvio al 2010, come ipotizzato da Ignazio La Russa dopo l'ufficio politico del Pdl che in serata ha affidato al premier "ulteriori approfondimenti". Berlusconi e il Carroccio. "Mi spiace che altri interpretano come una debolezza del presidente del Consiglio e del Pdl quella di avere ceduto a una precisa richiesta di un partito della maggioranza che, ove non fosse stata accolta, avrebbe fatto cadere il governo in un momento come questo: bisogna sapere scegliere, o una cosa o l'altra", ha detto Berlusconi. Berlusconi contesta le stime sui risparmi derivanti dall'Election day: "Siamo lontanissimi dalle cifre di cui si era parlato, che comprendevano anche i costi dell'andare e tornare dal voto, quelli dell'eventuale assenza dal lavoro per chi avesse deciso di andare a votare il lunedì". Un modesto risparmio si avrà comunque, conclude il premier, perché comunque "probabilmente decideremo nella prossima riunione di governo che il referendum sia abbinato ai ballottaggi". E sull'election day, ha infine ricordato, "dal punto di vista costituzionale c'erano diverse perplessità". Una seconda perplessità, secondo Berlusconi, sarebbe dovuta anche al fatto che gli elettori in certe grandi città avrebbero avuto davanti "sette schede, tutti sistemi di voto diversi uno dall'altro. Qualcuno che avesse la mia età si sarebbe trovato in difficoltà". Franceschini: "E' Bossi-tax". Ma l'opposizione non arretra sulla questione: "La Lega ha ottenuto ancora una volta un cedimento da parte di Berlusconi, cedimento che noi chiameremo 'Bossi-Tax', perché è una tassa che dovranno pagare tutti gli italiani", accusa il segretario del Pd, Dario Franceschini. "Quello che ha detto oggi Berlusconi conferma quello che noi andiamo dicendo da settimane. La Lega sul referendum ha ricattato il governo", ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. L'ipotesi rinvio. Nel tardo pomeriggio si riunisce l'ufficio politico del Pdl, che di fatto rimanda al premier la decisione, affidandogli "ulteriori approfondimenti" sulla base di una alternativa: fissare la data del voto il 21 giugno, con i ballottaggio, o rinviare il tutto al 2010". Posizione, quest'ultima, che sull'altro fronte sembra essere condivisa anche da Massimo D'Alema. (16 aprile 2009)
2009-04-16 Il premier spiega le intenzioni del Carroccio sulla possibilità di Election Day e alle critiche di Fini e dell'opposizione: "In fase di crisi necessaria stabilità" Referendum elettorale, Berlusconi rivela "La Lega avrebbe fatto cadere il governo" Franceschini: "Il Paese pagherà la Bossi-tax". Finocchiaro: "Confermato il ricatto" Mentre Castagnetti propone: "Il rinvio al 2010 appare la soluzione più saggia" <b>Referendum elettorale, Berlusconi rivela<br/>"La Lega avrebbe fatto cadere il governo"</b> ROMA - "La Lega avrebbe fatto cadere il governo". Il presidente del Consiglio, in visita sui luoghi del terremoto, rivela il retroscena della decisione presa ieri di non accorpare referendum sulla legge elettorale e elezioni europee, indicando la data del 21 giugno per la consultazione referendaria. Decisione che ha sollevato dure critiche da parte del presidente della Camera Gianfranco Fini e dell'opposizione. Il segretario del Pd Dario Franceschini ha definito la maggior spesa per il doppio appuntamento elettorale "la Bossi-tax". "Mi spiace che altri interpretano come una debolezza del presidente del Consiglio e del Pdl quella di avere ceduto a una precisa richiesta di un partito della maggioranza che, ove non fosse stata accolta, avrebbe fatto cadere il governo in un momento come questo: bisogna sapere scegliere, o una cosa o l'altra", ha detto Berlusconi. Decisione che, spiega, verrà confermata stasera dall'ufficio politico del Pdl. Berlusconi osserva inoltre, mentre è in visita in Abruzzo, che in un momento di crisi globale e mentre deve essere ricostruita un'intera provincia, "queste polemiche sono fuori luogo" e "non si poteva andare ad inseguire, facendo cadere la maggioranza", il progetto del bipartitismo che, comunque, ricorda, è nel programma politico. E contesta, infine, le stime sui risparmi derivanti dall'Election day: "Siamo lontanissimi dalle cifre di cui si era parlato, che comprendevano anche i costi dell'andare e tornare dal voto, quelli dell'eventuale assenza dal lavoro per chi avesse deciso di andare a votare il lunedì". Un modesto risparmio si avrà comunque, conclude il premier, perché comunque "probabilmente decideremo nella prossima riunione di governo che il referendum sia abbinato ai ballottaggi". E sull'election day, ha infine ricordato il premier, "dal punto di vista costituzionale c'erano diverse perplessità". Una seconda perplessità, secondo Berlusconi, sarebbe dovuta anche al fatto che gli elettori in certe grandi città avrebbero avuto davanti "sette schede, tutti sistemi di voto diversi uno dall'altro. Qualcuno che avesse la mia età si sarebbe trovato in difficoltà". Ma l'opposizione non arretra sulla questione: "La Lega ha ottenuto ancora una volta un cedimento da parte di Berlusconi, cedimento che noi chiameremo 'Bossi-Tax', perché è una tassa che dovranno pagare tutti gli italiani", accusa il segretario del Pd, Dario Franceschini. "Quello che ha detto oggi Berlusconi conferma quello che noi andiamo dicendo da settimane. La Lega sul referendum ha ricattato il governo", ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. "Hanno detto - continua la Finocchiaro- che c'erano problemi di incostituzionalità, che gli italiani non avrebbero capito e tante altre stupidaggini. La verità è una sola: che per motivazioni puramente politiche e per mantenere il patto con la Lega, Berlusconi e il suo governo sprecano centinaia di milioni che avrebbero fatto davvero comodo per rispondere all'emergenza del terremoto. Forse è il caso che il premier smetta di fare continue passerelle in Abruzzo: ai cittadini abruzzesi servono di più quei soldi che si potevano risparmiare che la sua presenza". "Il governo ha il dovere di riferire in aula su quanto accaduto dopo le affermazioni di Berlusconi, che ha reso esplicito il ricatto della Lega denunciato dall'Italia dei Valori e delle opposizioni. E' intollerabile che, in un periodo di grave crisi economica e con l'emergenza terremoto in corso, si sprechino 400 milioni di euro solo per un ricatto politico. La maggioranza è spaccata ed a questo punto è necessaria una verifica parlamentare", ha ribadito il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi. E il Pd a questo punto propone il rinvio del referendum: "L'ipotesi di rinviare di un anno il referendum sulla legge elettorale a questo punto appare la soluzione più saggia sia per evitare di far pagare agli italiani una bossi-tax di oltre 400 milioni di euro sia per consentire un supplemento di tempo per tentare di cambiare la legge elettorale in parlamento", dichiara in una nota Pierluigi Castagnetti. E del resto la Lega rifiuta la posizione di capro espiatorio per i maggiori costi delle doppie elezioni: "Abbiamo soltanto parlato dell'opportunità della data per il referendum e basta", ha detto il presidente federale del Carroccio, Angelo Alessandri. E il rischio crisi di cui ha parlato il premier Berlusconi? E' "la prima volta che sento una cosa del genere, non l'ha mai detta nessuno - ha replicato Alessandri -, forse Berlusconi vuole, politicamente, interpretare così la vicenda". (16 aprile 2009)
La presidente di Confindustria contesta le scelte del governo in materia di voto E sull''una tantum' dice: "Prima di pensare ad altre tasse, ridurre la spesa pubblica" Marcegaglia: "Assolutamente inaccettabile non accorpare referendum con altre elezioni" Marcegaglia: "Assolutamente inaccettabile non accorpare referendum con altre elezioni" La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ROMA - Anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia contesta la decisione del governo di tenere il referendum in una data diversa da quella fissata per le elezioni europee. "Decidere di non accorpare la data del referendum con quella delle altre elezioni, spendendo 400 milioni dei cittadini, è assolutamente inaccettabile", ha detto Marcegaglia, intervenendo alla 10/a Lezione Angelo Costa alla Luiss. "Prima di parlare di un aumento delle tasse - ha sottolineato riferendosi all'ipotesi di un 'una tantum' fiscale da destinare ai terremotati - vorrei vedere uno sforzo vero di riduzione della spesa pubblica improduttiva su cui invece non è stato fatto niente". La presidente di Confindustria ha poi sottolineato, nel suo intervento, l'importanza di riforme strutturali ed "economia verde", non solo per uscire dalla crisi, ma anche da vedere come "driver della crescita" che permetteranno all'Italia di "cavalcare" la ripresa non appena si affaccerà sulla scena internazionale. In particolare l'economia verde costituisce "la grande nuova frontiera industriale, vogliamo spingere culturalmente le nostre aziende ad investire in questo settore", ha aggiunto Marcegaglia, ed è questo il tema che sarà al centro del prossimo G8 delle Confindustrie a Cagliari. L'obiettivo deve essere quello di raggiungere un accordo internazionale vero e concreto, ha proseguito, "e non solo dichiarazioni ai vertici internazionali". Per far sì che l'Italia non sia più la "Cenerentola d'Europa" è però anche essenziale liberarsi dai "fardelli che porta sulle spalle" ed è quindi necessario "tornare a parlare di riforme strutturali, di taglio della spesa pubblica improduttiva, di liberalizzazioni, tutti temi totalmente accantonati in questi mesi". "Senza le riforme - ha concluso - il Paese non potrà avere un futuro migliore". (16 aprile 2009)
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-04-16 Sull'election day il ricatto della Lega "Quelle sull'election day sono polemiche fuori luogo. Mi dispiace che sia stata considerata una debolezza del presidente del Consiglio e del Popolo della Libertà, ma abbiamo ceduto alla richiesta di un partito della maggioranza e se non avessimo accettato avrebbe fatto cadere il governo". È quanto ha detto ai giornalisti il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a margine dell'inaugurazione di una scuola a Poggio Picenze. "Noi abbiamo rinunciato a un fatto molto positivo come l'andare verso un sistema bipartitico. Mi dispiace che altri interpretino come debolezza una scelta che se non fosse stata presa avrebbe fatto cadere il governo" ha detto Berlusconi replicando a Gianfranco Fini sulla scelta di non accorpare il referendum sulla legge elettorale all'election day. Il presidente del Consiglio usa un tono secco: "La decisione è presa, sono convinto che sarà confermata nell'ufficio di presidenza del Pdl questa sera, le polemiche sono fuor di luogo ma non mi toccano perchè bisogna pensare al benessere dei cittadini". Nel prossimo Consiglio dei ministri, ha concluso Berlusconi, si deciderà la data del referendum. Probabilmente si terrà il 21 giugno prossimo. Lo stesso giorno dei ballottaggi. 16 aprile 2009
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-04-17 Referendum, non escluso il rinvio di un anno commenti - 38 |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 16 aprile 2009 SONDAGGIO / Referendum e stabilità del Governo Guzzetta: "Il veto della Lega vale 40mila euro in meno per ogni famiglia sfollata" IL PUNTO / Tra referendum e riforma complessiva dello Stato (di Stefano Folli) Commenta la notizia PILLOLA POLITICA / Una partita a tre per ridimensionare la Lega (di Emilia Patta) ELECTION DAY 2009 Come hanno votato i lettori del Sole 24 Ore.com Marcegaglia: "Inaccettabile non accorpare le date" Tempi strettissimi nella partita del referendum Cosa prevedono i 3 quesiti referendari "Dai nostri archivi" Tempi strettissimi nella partita del referendum Pdl-Lega, il braccio di ferro si sposta sulla sicurezza Accordo Pdl-Lega sul referendum I referendari scrivono a Maroni: "Election day come negli Usa" Referendum, La Russa: "Abbassare il quorum al 40%" L'ufficio di Presidenza del Pdl ha dato mandato a Silvio Berlusconi di verificare se la data per il voto del referendum sulla legge elettorale possa tenersi il 21 giugno oppure se sia il caso di rinviare il referendum di un anno. Lo ha riferito, al termine della riunione a Palazzo Grazioli, il coordinatore di An, Ignazio La Russa. La Russa ha spiegato che l'ufficio di Presidenza del Pdl "ha tenuto conto delle parole di esponenti dell'opposizione come D'Alema e altri esponenti della sinistra" secondo cui potrebbe essere possibile rinviare la data del referendum. Il coordinatore del Pdl ha quindi ribadito che "è escluso che si voti il 7 giugno" e ha sottolineato che sia nel caso in cui si deciderà di svolgere il referendum il 21 di giugno, sia nel caso in cui si decida per un rinvio "sarà necessario comunque fare una leggina". "Il mandato ora è affidato a Berlusconi - ha concluso - che farà le sue verifiche: io continuo a preferire l'ipotesi di un rinvio del referendum". In giornata il Presidente del Consiglio era tornato sui retroscena della decisione. "Da Fini sul referendum arrivano polemiche fuori luogo. La Lega avrebbe fatto cadere il Governo se fosse passato l'election day", ha rivelato Berlusconi. La decisione infatti aveva sollevato critiche dure da parte dell'opposizione e polemiche nella maggioranza (fra questi l'intervento di Fini e la dichiarazione di Giuseppe Pisanu del Pdl, presidente della commissione antimafia, che voterà a favore del referendum). Polemiche sollevate sugli sprechi conseguenti alla scelta di non tenere il referendum insieme alle elezioni europee, quantificati dal comitato per il referendum in 400 milioni di euro se la scelta cadrà sulla data del 21 giugno, in 330 milioni di euro se la data scelta sarà il 14 giugno. Berlusconi ha detto che "la prima cosa che deve fare lo Stato in questi momenti è stare vicino ai cittadini che hanno bisogno e questo sarà il principale impegno per il governo insieme alla crisi economica". Sostenere il referendum in questa fase, per il premier "non ci sarebbe sembrato responsabile, mentre c'è una crisi economica generale e mondiale e mentre siamo responsabili del G8, del G14 e del G20, quindi mentre le aspettative delle politiche di tutto il mondo convergono sull'Italia e sul suo Governo". Sulla decisione di non fissare l'election day è intervenuta anche la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che l'ha definita "uno spreco inaccettabile". 16 aprile 2009
2009-04-16 Guzzetta: "Il veto della Lega vale 40mila euro in meno per ogni famiglia sfollata" commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 16 aprile 2009 "Dai nostri archivi" Una partita a tre per ridimensionare la Lega Accordo Pdl-Lega sul referendum Referendum, i promotori contrari all'accorpamento con i ballottaggi Referendum, parola al premier Referendum, La Russa: "Abbassare il quorum al 40%" L'election day può garantire "un risparmio di 40.000 euro per ogni famiglia sfollata". È duro il presidente del Comitato promotore del referendum elettorale, Giovanni Guzzetta che accusa: "È questo il prezzo dell'arroganza della Lega". In una conferenza stampa convocata all'indomani del vertice Pdl-Lega, presieduto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha sancito il no all'accorpamento al 7 giugno per elezioni europee, amministrative e referendum, i promotori della consultazione popolare parlano di "insulto alla democrazia e furto di democrazia". Guzzetta, e il coordinatore del Comitato Mario Segni, contraddicono inoltre il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, secondo il quale l'election day sarebbe anticostituzionale oltre che senza precedenti nella storia del Paese. "È falso", ha replicato Guzzetta, ricordando i precedenti del 2 giugno 1946 (Monarchia-Repubblica e Assemblea costituente), del 1989, quando si aprirono i seggi anche per le elezioni europee e cita i pareri favorevoli di quattro presidenti emeriti della Corte Costituzionale. "Ci auguriamo che prevalga il buon senso", hanno detto Guzzetta e Segni, osservando che "fino a quando il Presidente della Repubblica non firmerà il decreto di indizione del referendum" per gli italiani sarà ancora possibile esprimersi. Di Pietro: la decisione è un doppio furto, penale e di democrazia. "La decisione di votare per il referendum in una data diversa da quella delle elezioni è un doppio furto: un furto penale e un furto di democrazia". Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro commenta così la decisione del governo di indire il referendum di bib fare l'election day, ma di votare probabilmente il 21 giugno."È un furto penale - aggiunge Di Pietro - perchè c'è di fatto l'appropriazione indebita di denaro pubblico per far votare per il referendum in una data diversa da quella delle elezioni. E poi c'è un furto di democrazia perchè si nega in questo modo ai cittadini di poter esprimere la propria opinione su un referendum importante come questo".La speranza della Lega, infatti, secondo il deputato dell'Idv, "è che non si raggiunga il quorum. È un comportamento irresponsabile. Il governo e Berlusconi si fanno ricattare da Bossi e dal suo partito". La presidente della provincia dell'Aquila Pezzopane: 460 milioni buttati dalla finestra. Casa dello studente, strade, scuole, asili, uffici pubblici nel capoluogo abruzzese: c'è questo e anche di più nei 460 milioni di euro che il Governo "butterà dalla finestra" per spostare la data del referendum rispetto alle elezioni del 6 e 7 giugno. È furiosa la presidente della Provincia dell'Aquila, Stefania Pezzopane."Solo per rifare le strade - ha aggiunto la Pezzopane - occorrono 30 milioni di euro, 100 milioni di euro per palazzi e scuole, altri 30 milioni per riacquistare il patrimonio librario. Non si comprende come, il presidente Berlusconi pretenda di convincere sul massimo senso di responsabilità del Governo riguardo alla ricostruzione dell'Abruzzo, se dichiara poi di essere sereno rispetto alle critiche che stanno montando da ogni parte contro questo spreco di denaro che ha anche una motivazione abietta: quella di spostarlo in un turno in cui difficilmente raggiungerà il quorum e dunque di boicottare un istituto di democrazia popolare". (N.Co.) 16 aprile 2009
Emma Marcegaglia: "Non accorpare le date di referendum e elezioni è uno spreco inaccettabile" commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 16 aprile 2009 "Dai nostri archivi" Pmi: crescita tappa obbligata Pmi: crescita tappa obbligata Crisi, il Pd presenta il suo piano. Marcegaglia: "Più soldi e riforme strutturali" Crisi, Marcegaglia: "Per le infrastrutture il governo faccia di più" Brasile frontiera del made in Italy "Decidere di non accorpare la data del referendum con quella delle altre elezioni, spendendo 400 milioni dei cittadini, è assolutamente inaccettabile". Lo ha detto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia intervenendo alla 10/a Lezione Angelo Costa alla Luiss. "Prima di parlare di un aumento delle tasse - ha sottolineato riferendosi all'ipotesi di un una tantum fiscale da destinare ai terremotati - vorrei vedere uno sforzo vero di riduzione della spesa pubblica improduttiva su cui invece non è stato fatto niente". La situazione economica "resta difficile - sottolinea la presidente di Confindustria - ma si intravedono primi segnali di un'uscita dal tunnel che consentono all'Italia di ritornare sul cammino della crescita". La congiuntura rimane complicata, osserva Marcegaglia "ma emerge qualche debole indicatore che il peggio lo abbiamo visto. Possiamo cominciare un difficile cammino di ritorno alla crescita". "Cavalcare nuovi driver di crescita". In primis "servirà più capitale e quindi bisognerà spingere per una maggiore aggregazione e capitalizzazione delle imprese perchè l'accesso al credito sarà difficile". Poi si dovrà puntare sull' "economia verde" che la Marcegaglia definisce come "nuova grande frontiera industriale" e aggiunge: "vogliamo essere protagonisti di questa nuova frontiera, vogliamo cavalcarla e ridurre il gap rispetto ad altri Paesi come la Germania". Riforme strutturali ed "economia verde" sono, secondo la presidente di Confindustria "i driver della crescita" per l'Italia. Per il dopo-crisi, ha spiegato, bisogna individuare "meccanismi di crescita nuovi". E il primo su cui puntare è proprio "l'economia verde", cioè il risparmio energetico e l'innovazione tecnologica. "È questa la grande nuova frontiera industriale, vogliamo spingere culturalmente le nostre aziende ad investire in questo settore", ha aggiunto, ed è questo il tema che sarà al centro del prossimo G8 delle Confindustrie a Cagliari. L'obiettivo deve essere quello di raggiungere un accordo internazionale vero e concreto, ha proseguito, "e non solo dichiarazioni ai vertici internazionali". Per far sì che l'Italia non sia più la "Cenerentola d'Europa" è però anche essenziale liberarsi dai "fardelli che porta sulle spalle" ed è quindi necessario "tornare a parlare di riforme strutturali, di taglio della spesa pubblica improduttiva, di liberalizzazioni, tutti temi totalmente accantonati in questi mesi". "Senza le riforme - ha concluso - il Paese non potrà avere un futuro migliore". Le immatricolazioni auto "È un dato molto positivo l'aumento della quota di mercato che conferma la capacità di Fiat di stare sul mercato". Questo il commento del presidente di Confindustria ai dati Acea sulle immatricolazioni auto a marzo. Marcegaglia plaude inoltre all'alleanza con Chrysler: "Anche l'operazione con Chrysler è in questo senso un'operazione di cui l'imprenditoria italiana è orgogliosa". 16 aprile 2009
Tempi strettissimi nella partita del referendum di Mariolina Sesto commenti - |Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci 16 aprile 2009 "Dai nostri archivi" Referendum, Berlusconi conferma la data del 21 giugno. "Evitata la caduta del Governo" Pdl-Lega, il braccio di ferro si sposta sulla sicurezza Accordo Pdl-Lega sul referendum ANALISI / Lega divisa tra visibilità e irrilevanza I referendari scrivono a Maroni: "Election day come negli Usa" Tempi strettissimi. La partita del referendum elettorale si gioca non solo sulla scacchiera della politica ma anche sulle date del calendario. Anche se la scelta della maggioranza sembra ormai irrevocabilmente caduta sull'abbinamento con i ballottaggi del 21 giugno, ecco in sintesi tutte le ipotesi in campo e le scadenze temporali da rispettare. Ipotesi 21 giugno. Come per ogni elezione, il Governo dovrà approvare un decreto presidenziale di indizione dei comizi elettorali. Decreto che va pubblicato in Gazzetta ufficiale tra il 70° e il 50° giorno precedente le elezioni, cioè non oltre il 2 maggio. Questo serve a garantire almeno cinquanta giorni di campagna elettorale e di par condicio sulle televisioni. Occorrerà inoltre approvare una leggina "emergenziale" che sposti la data limite per celebrare il referendum dal 15 al 21 giugno. È neccessario varare il provvedimento entro l'inizio della campagna elettorale, quindi entro il 2 maggio. Per questo il Governo sta pensando a un decreto legge, anche se la materia elettorale non è di quelle che più si prestano a essere trattate per decreto. In questo caso, si presenta poi l'aggravante di un testo tutt'altro che bipartisan vista la netta contrarietà di Pd e Idv. Ipotesi election day. È ormai praticamente tramontata ma se non lo fosse avrebbe chance fino a domani. Sta per scattare infatti la tagliola dei cinquanta giorni precedenti il voto entro i quali serve la pubblicazione del decreto per l'indizione dei comizi. I referendari – che continuano a perorare questa causa – sostengono però che, anche quando si sforasse questo limite di tempo, si potrebbe procedere ancora con una leggina che sposti più avanti il termine. Ipotesi 14 giugno. Pur rientrando nella duplice offerta del Pdl all'opposizione, questa strada ha pochissime possibilità di concretizzarsi. Comporterebbe infatti una tripletta elettorale difficilmente comprensibile dai cittadini che dovrebbero andare a votare tre domeniche di fila. Implicherebbe inoltre il maggior dispendio di denaro pubblico. Il Governo avrebbe tempo fino al 25 aprile per indire i comizi elettorali. 16 aprile 2009
Referendum, Berlusconi conferma la data del 21 giugno. "Evitata la caduta del Governo" 16 aprile 2009 SONDAGGIO / Referendum e stabilità del Governo Guzzetta: "Il veto della Lega vale 40mila euro in meno per ogni famiglia sfollata" IL PUNTO / Tra referendum e riforma complessiva dello Stato (di Stefano Folli) Commenta la notizia PILLOLA POLITICA / Una partita a tre per ridimensionare la Lega (di Emilia Patta) ELECTION DAY 2009 Come hanno votato i lettori del Sole 24 Ore.com Marcegaglia: "Inaccettabile non accorpare le date" Tempi strettissimi nella partita del referendum Cosa prevedono i 3 quesiti referendari "Probabilmente decideremo nella prossima riunione di governo che il referendum sia abbinato ai ballottaggi". Dunque il 21 giugno. Lo ha detto il Presidente del Consiglio dopo un sopralluogo all'Aquila con il ministro Bondi. In merito all'election day, Silvio Berlusconi ha precisato che "dal punto di vista costituzionale c'erano diverse perplessità, molti costituzionalisti consultati vi avevano visto un vizio". Una seconda perplessità", ha aggiunto il premier, era costituita dal fatto che gli elettori - in alcune grandi città- avrebbero avuto davanti "sette schede, con sistemi di voto diversi uno dall'altro". Il Presidente del Consiglio è anche tornato sui retroscena della decisione. "Da Fini sul referendumarrivano polemiche fuori luogo. La Lega avrebbe fatto cadere il Governo se fosse passato l'election day", ha rivelato Berlusconi. La decisione ha sollevato critiche dure da parte dell'opposizione e polemiche nella maggioranza (fra questi l'intervento di Fini e la dichiarazione di Giuseppe Pisanu del Pdl, presidente della commissione antimafia, che voterà a favore del referendum). Polemiche sollevate sugli sprechi conseguenti alla scelta di non tenere il referendum insieme alle elezioni europee, quantificati dal comitato per il referendum in 400 milioni di euro se la scelta cadrà sulla data del 21 giugno, in 330 milioni di euro se la data scelta sarà il 14 giugno. Berlusconi ha detto che "la prima cosa che deve fare lo Stato in questi momenti è stare vicino ai cittadini che hanno bisogno e questo sarà il principale impegno per il governo insieme alla crisi economica". Sostenere il referendum in questa fase, per il premier "non ci sarebbe sembrato responsabile, mentre c'è una crisi economica generale e mondiale e mentre siamo responsabili del G8, del G14 e del G20, quindi mentre le aspettative delle politiche di tutto il mondo convergono sull'Italia e sul suo Governo". Sulla decisione di non fissare l'election day è intervenuta anche la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che l'ha definita "uno spreco inaccettabile". (N.Co.) 16 aprile 2009
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